The Big Dipper Will Foretell the Future of the Roma
Małgorzata Mirga-Tas

Giovedì e venerdì
14.30 – 18.30
Sabato e domenica
10.30 – 18.30
Chiuso: 1 novembre, 25-26 gennaio, 1 e 6 gennaio
Dopo aver rappresentato la Polonia alla 59a Biennale Arte di Venezia nel 2022, nel maestoso progetto dal titolo Re-enchanting the World, l’artista rom polacca Małgorzata Mirga-Tas torna in Italia con The Big Dipper Will Foretell the Future of the Roma [Il Grande Carro predirà il futuro dei rom], mostra originale concepita per la Collezione Maramotti a partire dalla raccolta di immagini, racconti e documenti relativi alla storia rom e sinta italiana.
Attingendo da vecchie fotografie e album di famiglia, da testimonianze orali e conversazioni, da libri e fonti d’archivio, Mirga-Tas ha intrecciato alla propria articolata narrazione del popolo rom vite e figure della comunità sinta di Reggio Emilia, con cui ha potuto esperire significativi momenti di incontro, conoscenza e collaborazione.
All’origine dell’ideazione del progetto espositivo è stato il forte legame con gli spettacoli viaggianti e la gestione delle giostre, mestiere tramandato di generazione in generazione che l’artista ha individuato come caratteristica specifica della cultura romaní in Italia. Ispirata al mondo dei luna park, la sua nuova esposizione appare gioiosamente vitale, ma anche inevitabilmente attraversata da un senso di transitorietà, dalla memoria di persecuzioni e spostamenti forzati subìti da rom e sinti, a cui spesso storicamente è stata negata una stabilità abitativa.
Mirga-Tas si è concentrata in particolare sulla rielaborazione di una giostra a seggiolini (calcinculo) che, nella semplicità della struttura circolare e nell’idea del costante girare in tondo, assume una forte valenza simbolica: il tempo che scorre, la vita che sembra ritornare a ogni nuova stagione, la rotazione dei pianeti nello spazio cosmico, l’idea di viaggio perpetuo.
La giostra è ricoperta di tessuti sui quali sono cucite, in vivaci patchwork multicolori, figure e scene ordinarie – di relazioni familiari, attività condivise, momenti di svago e riposo – delle comunità sinte e rom in Emilia, con un’attenzione particolare al ruolo delle donne.
La parte centrale dell’installazione è dedicata a ritratti del presente e del passato, in cui persone e forme dell’abitare si combinano fluidamente in immagini intime e calorose. La fascia superiore riporta citazioni di testi romanì, tra cui le parole della poetessa e cantante rom Bronisława Wajs (1908-1987), nota come Papusza.
Due grandi quadri tessili e alcuni cavallini scolpiti in legno completano la mostra, creando uno spazio dinamico che invita a un movimento fisico, oltre che di sguardo.
Visivamente traboccanti ed emotivamente coinvolgenti, le sue opere riflettono l’estetica cromatica e compositiva popolare romaní. Dall’accostamento di motivi eterogenei, colori sgargianti e frammenti di stoffe diverse emergono profili di individui – anziani, adulti e bambini –, caravan, caroselli, animali, biciclette, cortili, scale, sedie, campi, cieli: la visione tangibile di una realtà pulsante, caleidoscopica e interconnessa, in cui i confini tra dimensione privata e rete sociale, tra quotidiano e straordinario, tra arte e artigianato, si dissolvono.
Gli elementi tessili e gli oggetti che l’artista incorpora nei suoi lavori sono raccolti presso la sua famiglia, gli amici e le persone con cui è entrata in contatto, o recuperati da rivenditori di seconda mano. Caricati dei corpi e delle vite di chi li ha utilizzati, questi materiali si trasformano in presenze vibranti e attive all’interno dell’opera, partecipi di un racconto corale, di una lotta comune contro il pregiudizio, della rivendicazione della libertà come causa universale.
Le tende, le tovaglie, gli abiti usati che costituiscono i dipinti tessili di Mirga-Tas trovano nell’espressione artistica una nuova opportunità di esistenza e conferiscono ai soggetti raffigurati una forma di energia aggiuntiva: il potere di rappresentarsi in prima persona, attraverso la propria esperienza e con la voce interna della comunità, emancipandosi dall’iconografia in cui sono tradizionalmente relegati.
Nel taglio e nell’assemblaggio di materiali di recupero, uniti tramite punti di cucitura che restano visibili, affiora l’esempio di una pratica reale e metaforica di riparazione, di riposizionamento della (e nella) storia, insieme a una empatica inclinazione alla cura di ciò che è considerato marginale.
L’identità rom, nella sua natura multisfaccettata, è indissolubilmente legata alla ricerca artistica di Małgorzata Mirga-Tas. Il senso profondo del suo lavoro è ancorato alla volontà di costruire nuovi paradigmi positivi attraverso l’arte: enfatizzando le proprie origini, l’artista ridisegna l’immaginario stereotipico negativo associato alla popolazione rom (antiziganismo) per trasformarlo ed evolverlo in quello di una comunità transnazionale, transculturale, multilingue, libera e non violenta.
Nella sua arte, l’impulso a questo cambiamento di prospettiva si accompagna a una consapevole valorizzazione della soggettività femminile, sia a livello domestico che strutturale, in cui emancipazione, autonomia e sorellanza intergenerazionale sono, ancor prima che concetti, pratiche vissute e incarnate.
Si ringraziano per la collaborazione il Comune di Reggio Emilia, e in particolare Lucia Gianferrari, Servizio Contrasto alle Povertà urbane; Gianluca Grassi, Presidente Centro Culturale Mondo Insieme; le comunità sinte di Rivalta, Roncocesi, Roncina, Cavazzoli, Pratofontana; tutte le persone che hanno accolto l’artista nelle proprie abitazioni e che si sono rese disponibili ad incontrarla e a supportarla nell’esplorazione sul territorio.