Michael van Ofen

GERMANIA UND ITALIA. La continuazione del contemporaneo

6 ottobre 2013 – 31 gennaio 2014


Già col titolo della mostra Germania und Italia – appropriato dal celebre Italia und Germania, 1828 di Friedrich Overbeck – l'artista tedesco Michael van Ofen annuncia che egli ha finalizzato il suo viaggio artistico in Italia per proporre in termini di indagine formale il rapporto che il suo lavoro ha costantemente intrattenuto con la storia. La storia che van Ofen evoca in questi nuovi quadri è quella dei legami e delle analogie che hanno accomunato Germania e Italia; o meglio, del parallelismo che ha accompagnato i due paesi durante la seconda metà dell'Ottocento nel loro processo di formazione nazionale. Per l’artista, il legame storico-culturale era cominciato con il lontano De origine Germanorum di Tacito, era continuato con l’ispirarsi a Raffaello da parte dei Nazareni, era diventato cospicuo con la vicinanza cronologica nella creazione di uno stato unitario in Italia e in Germania nel decennio 1861-1871, raggiungendo una tragica intensità con la loro alleanza nella Seconda Guerra Mondiale.

Nelle opere che costituiscono Germania und Italia, l'artista si rifà a quadri dell'Ottocento tedeschi e italiani o a riproduzioni d'epoca di tali quadri, per fondare concettualmente la propria iconografia su referenti che convertono in rovine la memoria di eventi che hanno segnato il destino di due società, rovine la cui immagine si deposita e si disintegra sulla tela. Il quadro storico si trasforma in una struttura fantasmica, in cui personaggi e oggetti vengono trascritti come forma e colore, come geometria e gesto, come spazio e immaginazione.
La pittura di van Ofen è gradualmente evoluta, dagli anni Ottanta a oggi, da immagini riconoscibili di paesaggi e architetture – create attraverso una serrata costruzione di pennellate solide e regolari, tracciate sulla tela con l'intenzione di inscrivere una dialettica di rappresentazione e astrazione – a figurazioni umane che appaiono come cortocircuiti della visione: forme essenziali, tracciate con una stenografia visuale, un'azione pittorica che ha la velocità del flash, spingendo la rappresentazione all'estremo limite delle sue possibilità e della sua leggibilità.

Il secolo diciannovesimo è stata un’epoca in cui tre importanti fattori hanno, per un determinato periodo, avuto un'influenza enorme e insieme condizionato la pratica pittorica: l'invenzione della storia, la virulenza dei nazionalismi, la spinta alla massima verosimiglianza nella rappresentazione sotto la pressione della fotografia. Questo appare il motivo centrale per cui van Ofen ha assunto dipinti rappresentativi di quella fase pittorica come referenti da analizzare, disintegrare, e ri-costruire nel proprio progetto artistico. Nei suoi lavori recenti, la verosimiglianza narrativa/epocale è stata abolita e sostituita da uno spazio non-prospettico, con un fondo uniformemente e intensamente nero dentro il quale i relitti della rappresentazione e della storia giocano la loro ultima carta figurale.


Selezione rassegna stampa

C. Lorent, Maramotti, le collectioneur hors mode, in "La Libre Belgique | Culture", 23 ott. 2013

S. Spada, Alla Maramotti la modernissima pittura che sa d'antico di Michael van Ofen, in "Arte", nov. 2013

M. Chiavarini, Michael van Ofen. Incontri tra Germania e Italia, in "Arte e Critica", n. 75/76, Autunno 2013

P. P. Pancotto, Michael van Ofen, in "Artforum.com", 21 dic. 2013

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